Tutto nuovo

Oltre al parco, che è un buon esempio di come poter costruire da zero e ripartire dal nulla, non bisogna trascurare tutto quello che c’è intorno, e che prima non c’era.

Secondo me non è ben chiaro neanche a loro qual è la suddivisione amministrativa tra “città nuove”, “nuove aree urbane”, i comuni originari e l’interregno disneylandiano. Magari in Cina sì, ma faccio fatica a pensare a un’altro posto in Europa che sia cresciuto tutto insieme e così in fretta. In realtà non con tanta fretta, ma seguendo una certa linea di sviluppo che è ancora in corso, come ci ci ricordano cartelli perenni di zone cantieri numero x (attenzione, non “cartelli di cantieri perenni”).

Non ci se ne rende bene conto guardando le foto dall’alto, troppo lontane dalla vita quotidiana, né con i dati nudi e crudi sulla crescita demografica, e neanche all’interno di queste aree urbane, perché ci si è troppo dentro. Un po’, ci si pensa quando si cammina tendenzialmente nel nulla da una cittadina all’altra (per chi lo fa), con branchi di coniglietti che si aprono al tuo passaggio in percorsi semi-urbani che da un anno all’altro aggiungono una pista ciclabile, o un cantiere, o sistemano un terreno un po’ incolto.

Penso sia comunque fondamentalmente un mondo di seconde case e di gente che ruota attorno ai commerci della zona, parco compreso. Cosa pensa chi vive qui? Si sentono pionieri di un mondo nuovo con la responsabilità di preservarlo così com’è? Io nel mio stra-piccolo avverto un po’ questa responsabilità e vedo tutto come un’opportunità, ma certo gli arredi urbani esistenti aiutano molto a farlo e saresti abbastanza fuori dalla massa critica dei civili se andassi in giro gettando rifiuti, parcheggiando sul marciapiede o scrivendo sui muri.

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