bookmark_borderOff

C’è una specie di ritornello infernale qui, ben più ossessivo delle musichette che sì pure ti entrano in testa, ma alla fine sono gestibili. Tutti – ma forse più i nuovi – quando si incontrano per un tempo superiore al “ciao” si chiedono quando lavorano, a che ora iniziano e quando sono liberi, cioè “off“. Che poi, si potrebbe discutere su questo termine, visto che magari quando uno è off esce e fa cose.

Anche se è difficile non cascarci, ho deciso di impormi di non chiedere mai più a nessuno quando lavora, salvo per reali esigenze organizzative. E di affrontare la domanda in maniera evasiva. “Lavori domani?”, “forse”, oppure “sì, ma senza impegno”.

A proposito di scardinare il sistema, ho deciso di far andare in tilt l’ufficio abbonamenti proponendo le seguenti domande non previste, che qui mi appunto per elaborarle meglio:

– Se compro un abbonamento non valido tutto l’anno, e lo compro in un giorno off, il giorno di acquisto mi vale come prima visita per rispettare la regola che dopo l’acquisto non si può entrare nei due giorni seguenti?

– Se lo compro approfittando dello sconto per i cast member, e voglio rinnovarlo anche per l’anno successivo ottenendo in regalo 6 mesi aggiuntivi, posso venire a rinnovarlo domani, per avere ancora lo sconto per i cast member?

– Se quando lo rinnovo passo da un abbonamento superiore a uno inferiore, ho ancora i 6 mesi aggiuntivi in regalo?

– Se lo faccio adesso e lo vengo a rinnovare il prossimo 31 dicembre, in un giorno off per l’abbonamento ma entrando come cast member, si può rinnovare lo stesso anche se io in termini di abbonamento non potrei essere lì? Questa è capziosa in realtà, perché si era detto “mai più“.

Un paio di foto di Main Street semi-spenta, a tarda notte.

bookmark_borderRestare bambini

Il vero motore di Disneyland sono i bambini. Ok, anche dal punto di vista economico, ma credo che ciascuno di noi sia chi più chi meno animato, oltre che a offrire un pezzettino della giornata più bella della loro vita a tutti, proprio dall’idea di farli sorridere e divertire.

Per inciso, a me non me ne frega niente di offrire la giornata più bella della loro vita nel senso di dono all’umanità, per quanto poi possa effettivamente migliorare il mondo nel suo complesso, ma mi interessa l’idea organizzativa che c’è dietro: una volta che si decide di farlo, qual è il modo migliore per farlo?

Oggi è successa una delle cose più divertenti finora qua, mentre continuo a non visitare il parco per niente. C’era un gruppetto di bambini, tanti bambini, che facevano una specie di gita ognuno con un tesserino e una busta dei soldi. Erano carini, all’inizio, avevano il loro budget e chiedevano “che c’esce con 10 euro?” (amico mio, pochino).

Passano cinque bambini, passano dieci bambini, poi però gli stessi iniziavano a rifare la fila e a chiedere il prezzo di qualunque cosa, ovviamente avvicinandosi più del dovuto (era un posto strano in cui in pratica non c’è il bancone e vendi le cose di spalle). C’è stato un momento in cui avrei voluto gridare “bastaaa! Proprio tutti qua dovete venire?”.

Ma subito dopo mi sono detto: ok, siamo qua, viviamo la situazione, in fondo quando ricapita. E poi i bambini dicevano tutti “monsieur“, “monsieur“, era divertente. Arrivano anche i due baby-sitter a cercare di razionalizzare un po’ la situazione (“datemi tutte le buste e prendete qualcosa a caso”, gli ho anche proposto), con altre buste-budget nelle quali mettevo direttamente i resti.

Alla fine, lecca-lecca dopo lecca-lecca, arriva il cambio di turno. Un ultimo scambio di solidarietà reciproca con i baby-sitter e vado via. Beh è stato il cambio che mi è dispiaciuto di più.

bookmark_borderRicchi dentro

In una forse troppo dozzinale divisione tra le persone, diciamo che come stereotipo trasversale qui ci vengono i “ricchi”. In realtà, organizzandosi un po’ ci possono venire anche i “non ricchi” (à propos).

Comunque, c’è da dire che questi ricchi sono simpatici. Uno magari pensa all’arricchito cafone, ma in larghissima parte quelli che vengono qui sono gentili ed educati, ma a volte anche molto. Insomma, rivalutiamo i ricchi, che fanno anche un po’ tenerezza in un mondo in cui peraltro hanno tutti contro.

Forse però la cosa che volevo dire è che, ricchi o non ricchi, più in generale è  interessante notare piccoli dettagli nella micro-finestra che si apre quando vengono da te, per arricchire la propria enciclopedia umana rispetto a mondi e culture lontani, come si suol dire. Che poi sarebbe anche la bellezza di guardare il Grande Fratello, inteso come esperimento sociale e prima che diventasse una pagliacciata.

Già, ma quali sono questi dettagli? In realtà piccole cose, come si diceva, sfumature inafferrabili di comportamento che per contro denotano una certa omogeneità nei comportamenti, che forse è la vera cosa che incuriosisce. Il grande mistero però è un altro: perché, sotto Natale, nessuno chiede un pacchetto regalo?

Aggiornamento attrazioni: forse su Crush’s Coaster è meglio partire di fronte, anche se probabilmente i giri a un certo punto hanno un che di casuale. Oggi per esempio sono partito davanti e sono arrivato girato, l’altra volta partito e arrivato girato. Comunque partendo davanti si apprezza di più tutta la prima parte.

Alla miliardesima visita mi cade sempre di più l’occhio sui dettagli. Ad esempio nella Discovery Arcade c’è una piccola esposizione di giocattoli d’epoca.

bookmark_borderNatale di seconda mano

Oggi abbastanza non si camminava nel parco, però con la chiusura alle 22 quando inizia a fare freddo dopo la parata notturna molti se ne vanno e si riesce a fare tutto benissimo in poco tempo, lo dico come consiglio pratico.

La giornata comunque è iniziata andando a correre. Dopo il solito giro del solito lago ho pensato che dovevo un po’ variare il percorso. Allora mi è venuto in mente di fare il giro del parco. Ho tentato un approccio legale alla questione, cioè fare sempre marciapiedi e non scendere mai in strada, ma dopo un po’ mi sono dovuto bloccare per non finire su autostrade varie. Comunque, studierò meglio la cosa, ci deve essere un modo per poterlo fare.

Sempre dalla corsa, ogni tanto notavo che la città finiva. Allora ho pensato che come nel macro la dovevano ancora costruire, anche io nel micro devo completare la mia esperienza qui trovandomi una fidanzatina, magari entro il 31. Tramontata ogni speranza di conoscere Biancaneve, anche perché credo che sia in vacanza visto che alla parata vedo sempre una sostituta, ci sarebbe Cenerentola, ma va’ poi a capire se ha problemi dopo mezzanotte (ahah).

In realtà ho una mappa mentale (e prima o poi la farò anche scritta) di tutte le colleghe che lavorano qua e là e che vado a salutare. Cerco di organizzare brindisi e fuochi ma sembra che tutti lavorino quella sera. Vedremo cosa succederà, sicuramente sarà il giorno, e senza braccialetti guastafeste.

Anche se gli anni si fanno sentire, vista la non-fila ho fatto due volte di seguito Rock ‘n’ Roller Coaster. La seconda, completamente senza musica, mah. Poi per dovere di cronaca: Crush’s Coaster (!), “it’s a small world”, Phantom Manor, Big Thunder Mountain, Peter Pan’s Flight.

Phantom Manor si è bloccata (capita quando qualcuno ha difficoltà a salire), allora sono riuscito a fotografare i fantasmi.

 

Qui mentre iniziano a scomparire. Qui tutto il giro, se vi volete rovinare sorprese.

bookmark_borderThis is Disneyland

Vigilia di Natale. Sono andato a portare due dolcetti fatti da mia madre alla guardia della residenza, e ho trovato altri due che erano andati lì per portargli dei cioccolatini e chiacchierarci un po’.

Per il resto, ho fatto pochissimo in termini di parco, ma domani sono libero e tanto per cominciare mi inchiodo alla coda di Crush’s Coaster, più varie ed eventuali. Tanto domani non ci sarà gente, no no.

Qui sotto: Main Street all’1 di notte. Che passi per le luci, ma non si capisce perché le varie musichette continuassero ad andare.

bookmark_borderTornando a casa per Natale

Grazie alla complicità della mia famiglia, e a una combinazione fortunata di giorni liberi, treni e voli, per me la vigilia di Natale è stata ieri.

E lo è stata con tutti i crismi della cena, dei regali e soprattutto del nascondersi quando passa Babbo Natale. Insomma, la cosa ha funzionato.

Vale comunque sempre il “mai più” via da casa a Natale, ma devo dire che temevo peggio questo momento. Certo, bisogna vedere come saranno il 24 e il 25 “veri”, ma la situazione è abbastanza sotto controllo.

Ora sono tornato e vado a fare il mio primo turno che scavalla la mezzanotte. Spero di riuscire a fare qualche giro per il parco chiuso, quindi con tutto il fascino del gigante che dorme.

bookmark_borderStereotipi assortiti

I francesi non vanno in giro con le baguette senza carta, e non è vero che fanno finta di non capire se non si parla perfettamente francese. Anzi, accettano molto il fatto che lì ci lavori gente di varie parti. Fatte le dovute proporzioni, in fondo anche quando andiamo a comprare un gelato non ci aspettiamo che ci ce lo dà ci parli perfettamente italiano. Discorso diverso è capire quello che chiedono, ma per fortuna sono le solite sette cose.

Gli americani sono veri animali da parco. Non ne sbagliano una, consegnano gli scontrini in ordine, fanno tutto secondo le procedure. Per loro d’altronde è quasi sempre la ventesima visita, non avendo loro monumenti. Molti poi sono gentilissimi, e pure se gli presti una penna ti dicono “oh, lovely“.

Gli inglesi sono molti, ma forse li confondo con gli americani. Anche gli olandesi e i tedeschi dovrebbero essere molti, ma li metto genericamente nella casellina “Europa del nord”.

I canadesi è facile perché hanno sempre una foglia d’acero da qualche parte.

Estinti gli zaini Invicta, gli italiani hanno come caratteristica principale quella di avere sempre uno strato di vestiti più degli altri, ma in pieno inverno è un concetto più sfumato.

Gli spagnoli e i sudamericani sono talmente ignoranti con le lingue che oltre a parlarti praticamente sempre in spagnolo senza nessuna premessa, non si scompongono per niente se gli rispondi in spagnolo.

C’è poi un sottobosco indefinito di russi e dintorni, arabi, chador e cose varie. Anche molti giapponesi, che sono molto gentili.

Tutti in realtà sono gentili. Non ho mai capito se è perché sono contenti di stare lì, o se stanno lì perché sono contenti.

bookmark_borderMarchons, marchons

Dando per buono che tutti gli abitanti di Serris lavorino qui, o al massimo a Val d’Europe, credo di essere l’unico che ci va a piedi. Perlomeno, non ho mai incontrato nessun altro nei 45 minuti di tragitto. Che poi è una specie di protesta per non pagare l’autobus, che di minuti peraltro ce ne mette 30: visto che viene rimborsato (quasi in toto) solo l’abbonamento settimanale, ormai dal sabato non conviene più. In ogni caso, a metà del percorso maledico sempre questa scelta.

Nel parco per fortuna non c’è nulla che ricordi il Natale, come si può vedere dalle foto qui in basso. Comunque le musichette sono abbastanza tristi.

Tornare nello stesso posto di lavoro è notevole, ci sono tutta una serie di meccanismi oliati e il calore dell’essere rivisti, anche se fa capolino abbastanza l’elemento noia. Tempo per girare nel parco oggi zero totale, anche se ho intravisto una casupolina nuova nella piazza di fronte al Castello. Chiedere a qualcuno cosa sia è inutile, indagherò personalmente.

bookmark_borderAbito sempre qui da me

Per opposizione rispetto alla tristezza di stare qui in questo periodo, partiamo dalle buone notizie. Stavo per scrivere un post sulla rigidità dei francesi (e prima o poi comunque lo farò), in particolare rispetto al fatto che nei giorni scorsi sembrava impossibile tornare nella stessa stanza. E oggi nel caos delle centinaia di persone arrivate tutte insieme sembrava mettersi così.

Parentesi. Fanno arrivare tutti nello stesso giorno, e tutto il procedimento diventa una gigantesca fila per fare tutto. Se i nuovi arrivassero il giorno prima dei “ritornanti” già ci si sarebbe divisi di una metà, che poi così i nuovi farebbero la formazione in un giorno di minor caos, e sarebbero pronti a lavorare già dal sabato o dalla domenica, quando ci sono i guest pure appesi al soffitto.

Insomma, arrivo all’ultima tappa dei vari passaggi burocratici, la consegna delle chiavi. E avevo davanti una tizia con la quale avevo rifiutato un anno fa un contratto di sei mesi, più il tipo che mi disse ad Halloween che non avevo pulito bene la stanza, uno che si classificherebbe in buona posizione in un’ipotetica classifica dei più antipatici, sezione francesi, quindi serie A. Non mi hanno riconosciuto però (eeeh, i vantaggi di essere solo un numero).

Dico timidamente che mi avevano detto che eventualmente, una volta qui, avrei potuto chiedere una stanza in particolare, ma ormai era tardissimo e le possibilità bassissime. Inoltre nella fila prima, quella per pagare la stanza (ebbene sì, paghiamo la stanza) forse il numero era stato già assegnato. Ma, incredibilmente, il tipo mi chiede il numero, va dietro, torna con il sacco delle lenzuola e mi dà quella stanza.

Non ho idea di come sia successo, se forse Coinquilino (ora non c’è) sia riuscito in extremis a toccare le corde giuste. Qualcosa deve aver fatto, perché è strano che il sacco fosse già pronto lì. Ma se io, ormai ressegnato, non avessi neanche chiesto? Non bisogna mai rassegnarsi. Poi sono andato a fare la spesa, mangiando nel tragitto di ritorno solo un quarto dei biscotti comprati.

Domani inizio a lavorare alle 14,53, qualunque cosa questo significhi. Sono sicuro che nel parco non ci sarà niente che mi ricordi il Natale.