bookmark_borderLa lingua dell’amore

Cose che ho imparato in francese, in attesa di andare al parco con l’amica appassionata di parchi.

“Walkie-talkie” si dice “talkie-walkie”. Beato Angelico si chiama Fra Angelico, questo anche in molte altre lingue.

Ma più che altro, perché si dice che i francesi sono antipatici? Secondo me c’è un piccolo equivoco linguistico dato dalla traduzione letterale di alcune espressioni, che spiega almeno per l’1% la questione.

Ad esempio, se vuoi dire “per favore” devi dire “s’il vous plaît”, e viene detto molto spesso, credo non basti avere un tono gentile. Solo che questo s’il vous plaît mi è sempre sembrato un “se vi piaccia”. “Vorrei un piatto di pasta, se vi piaccia”, come a dire “beh, ci muoviamo un po’?”, o come il “se siete così gentili” messo dopo la frase, che ha una sfumatura più polemica (simile a “se vi degnate”) che se messo all’inizio (“sarebbe così gentile da”).

Ancora, un modo per dire che “non fa niente” o “va bene” è “[ce n’est] pas grave”. “Ho dimenticato la penna”, “pas grave”. Ok, non è “grave”, ma messa così un po’ lo è, perché la frase è al negativo. E si potrebbe dire che non arriva a essere “grave”, ma magari è altre cose inferiori comunque negative (“scorretto”, “perdonabile”, “inferiore alle aspettative”). Invece “va bene” è più salvifico, così come “non fa niente” elimina ogni impurità.

Ci sarebbe poi anche “par contre”, che sarebbe un “d’altra parte”, “tuttavia”. Qui la cosa è ancora più sfumata, ma sembra che ti vuoi allontanare ancora di più dall’espressione dell’altro, gli vai “contro” annullando la sua opzione invece di proporre un’alternativa.

E poi, anche quel “talkie-walkie” di cui sopra significa che parlano prima di ascoltare.

bookmark_borderVita da single (rider)

[singlepic id=136 w=180 h=240 float=left]Alla fine ho parlato con Biancaneve, che stava chiacchierando con Cenerentola, ma solo per sentirmi dire che l’autobus che riaccompagna i personaggi dopo la parata, dove mi ero appostato, non andava nel posto che pensavo. Quindi la mia interazione con i personaggi è finita lì.

Ma un’altra cosa incredibile è successa. Ho conosciuto una ragazza, una ragazza vera, simpaticissima, che ci legge anche. Come? Per una coincidenza clamorosa eravamo vicini su Rock ‘n’ Roller Coaster (di cosa parliamo quando parliamo di Rock ‘n’ Roller Coaster), e vicini su Crush’s Coaster, fatto alla chiusura. Lavora a Walt Disney World ed è appassionata di parchi, cosa rarissima da queste parti. Sta qui da sola e gira, per esempio domani ci va anche a studiare (massimo rispetto).

Sì, alla fine ho fatto Crush’s Coaster, che credo sia anche migliorato in qualcosa dall’ultima volta, forse c’è più luce, o forse cambia molto a seconda se parti di fronte o di spalle (sei su una tartaruga che gira su se stessa, mentre fa le sue cose da montagna russa). In ogni caso, i 60 minuti di coda li vale dal primo all’ultimo.

Volevo poi spendere una parola per CinéMagique, un’attrazione mai fatta prima forse perché rientrava nella categoria “spettacoli”, una cosa che non mi sono mai filato molto nei parchi, insieme ai ristoranti, ai negozi, ai personaggi, agli show e alle parate (sì ma che rimane?). Gli Studios sono strani, hanno buone cose ma non molto conosciute (altra notevolissima più o meno di questo tipo è Stitch Live) e inserite in un contesto molto meno attraente del parco principale.

Comunque, CinéMagique è una specie di montaggio di scene di film remixati e modificati con una storia parallela di un attore che ci entra dentro, e con in più qualche effetto speciale nel teatro stesso. Alcune trovate sono formidabili.

Intanto il lavoro, come prevedibile, appena entrato in quota è praticamente già finito. Pensavo al paradosso del cast member. Lavori perché è un periodo affollato, e quando finisci il turno ti godi poco il parco. Poi appena finisci e diventa meno affollato ti tagliano il tesserino, e la cosa finisce lì. Ma mi sembra che nessuno si stracci le vesti per questo.

Un video (molto “cose” e poco “attrazioni”):

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bookmark_borderViaggio al centro della terra

[singlepic id=119 w=240 h=180 float=left]Dovevo recuperare una zaino in quella città che si sta sviluppando a ovest di Disneyland, che si chiama Parigi, era il giorno libero e con grande rammarico niente parco oggi (quindi non so niente degli sviluppi dell’incidente su Big Thunder Mountain)

Sta crescendo bene, ci sono trasporti, ristoranti, negozi e attrazioni. In pratica un’altra Disneyland, solo un po’ più cara, tenuta decisamente peggio e con le cose meno a portata di mano.

Al riguardo, ho una teoria sulla metropolitana, o almeno sulla lunghezza delle gallerie pedonali: la metropolitana non esiste, nei posti in realtà ci vai a piedi attraverso i tunnel sotterranei, e i treni girano in tondo l’uno sotto l’altro con uno speciale sistema che dà l’illusione del movimento rettilineo.

[singlepic id=127 w=240 h=180 float=right]Prima sono passato al Centre Pompidou, dove non si può non andare. Ma per entrare a vedere le mostre dentro costa 12 euro. 12 euro?!? No grazie, non posseggo una pizzeria al taglio a Roma. E poi in un posto del genere cosa mai ci potrà essere di tanto interessante rispetto a fuori? In realtà cercherò di andarci prima o poi, ma voglio prima capire bene cosa c’è dentro.

C’è da segnalare una interessante mostra fotografica cultural-ammiccante, e lo dice uno che non sopporta la fotografia (e tantomeno le cose cultural-ammiccanti), all’aperto e aperta 24 ore su 24. Sta sul Quai Branly ed è figlia del Museo Quai Branly, che pure ha altre foto e molte altre cose.

[singlepic id=112 w=240 h=180 float=left]In pratica, il posto è molto vicino a quella torre che non mi ricordo come si chiama, la cui quantità di ferro è ampiamente superata dai modellini che provano a venderti ovunque. Ma perché la vendono lì se la possono vedere grande? Vendetela, che so, a Las Vegas. Ah no, anche a Las Vegas c’è grande.

Poi ho provato a togliermi un vecchio sfizio, cioè prendere il battello ma non quello turistico, quello di linea dalla Gare d’Austerlitz. Solo che non funzionava per via dei lavori.

Il giorno libero di principio è una buona cosa per depurarsi un po’ dalle canzoncine nella testa, solo che adesso la parte stressante diventano i momenti liberi, perché ci sono tutta una serie di scadenze da “ultimi giorni”, a cominciare dal fatto che da martedì non potrò mettere piede nel parco (nel dietro le quinte).

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bookmark_borderBasta un poco di zucchero

[singlepic id=93 w=240 h=180 float=left]Questa doppia vita da lavoratore nei parchi e appassionato di parchi mi sta uccidendo. Ogni volta mi dico: dopo il lavoro starò solo mezz’ora, tanto si sa che in questo periodo ci sono le file. Invece poi un tentativo qui, uno lì, un saluto alle tipe che mi piacciono sparpagliate per i due parchi, e se ne va mezzo pomeriggio. Mi devo fare forza e aspettare quando tutto questo sarà finito. Sarà anche finito il mio pass, materialmente tagliato in due pare, ma entrerò con l’abbonamento.

A proposito di saluti, mi capita spesso di entrare nei negozi, prima bellamente ignorati, e devo dire che anche lì c’è tutto un mondo di tematizzazioni e particolari da notare. Oggi poi volevo andare alla fine della parata e predere l’autobus con i personaggi, per provare eventualmente a interagire con qualcuno, ma ho calcolato male i tempi e gli ingorghi umani pazzeschi a Fantasiland in orario di parata, e quindi niente.

Comunque, si diceva della gentilezza. Una cosa che ho imparato, tra le tante altre, è che gentilezza chiama gentilezza, ma più o meno si sapeva.

Oltre a questo, lato cast member mi chiedo come facciano i miei colleghi a restare sempre gentili dopo mesi o anni di lavoro. Mi immagino il caso italiano del negozio che va degradando e dove entri quasi sentendoti in colpa. Sono gentili perché all’estero sono più gentili e basta, oppure all’estero sono solo più organizzati e hanno previsto controlli più efficaci sul lavoro? Quindi sono un po’ meno gentili di come sarebbero senza controlli? Forse, però in fondo essere gentili è divertente, e gentilezza chiama gentilezza in un circolo virtuoso che forse vale anche su se stessi. La mattina è un dramma uscire dall’edificio dove ci si cambia, perché tutti vogliono far passare prima gli altri. No, non siamo a quei livelli.

Certo, anche i controlli hanno un loro ruolo, magari di spinta iniziale. A Parigi (quella città che si sta sviluppando a ovest di Disneyland) parcheggerebbero di più sui marciapiedi se non ci fosse paletti ovunque? Forse sì, o forse un po’ meno, perché a forza di paletti qualcosa in qualcuno può essere cambiato. Comunque, so che sto tagliando con l’accetta interi settori della sociologia e della psicologia.

Attrazioni fatte: Indiana Jones; Captain EO, che non avevo mai fatto ed è notevole se pensato nei suoi tempi, ma ora ha più che altro un fascino retrò.

[singlepic id=96 w=240 h=180 float=right]La chicca del giorno: a Town Square c’è un’insegna sul primo piano di un palazzo che parla di una scuola di dentisti. Avvicinandosi, si sentono le urla di un malcapitato e sferragliare di strumenti.

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bookmark_borderAlla ricerca di Nemo

[singlepic id=87 w=240 h=180 float=left]Ok, ho visto Topolino, ma non posso dire di più.

Per il resto altra giornata di orari strani, quindi poche foto e pochi giri per i parchi, comunque pienissimi.

Per inciso, per “orari strani” non s’intende straordinari o cose del genere. Gli orari sono scolpiti nella roccia, sono quelli ed esattamente quelli ora per ora, e non si fa mai un minuto di più.

Mi sentivo molto d’avanguardia ieri perché ero nel negozio tecnicamente fuori dal parco, quindi volendo il primo “personaggio” che si incontrava arrivando. È un buon punto perché chiedono molte informazioni, e lì posso dare il meglio, anche se purtroppo la lingua non mi fa esprimere al 100% come vorrei. Non è poi che chiedano la marca delle attrazioni, che pure in qualche caso saprei, ma più dov’è la stazione, o gli Studios (ce li hai davanti).

Sono giorni che provo a fare Crush’s Coaster, meglio noto come “Nemo”. Niente, sembra che all’apertura tutti si fiondino lì, e la coda rimane sui 60-80 minuti per tutto il giorno. Non c’è neanche il FastPass, che nei fatti noi cast member possiamo utilizzare.

Preferisco comunque a volte fare le file, per non creare caos su caos, ma oggi un po’ esasperato ho fastpassato Peter Pan e Space Mountain. Quest’ultimo va un po’ così ultimamente, una volta c’ha l’audio ma non le luci, una volta le luci ma non l’audio, come oggi. Dovendo scegliere, meglio con le luci comunque.

Continuano poi le riflessioni sociologiche sulla gentilezza, nostra e dei guest. Domani.

[singlepic id=88 w=240 h=180 float=right]La chicca del giorno: Space Mountain, che dal 2005 in realtà è Space Mountain: Mission 2, doveva inizialmente chiamarsi Discovery Mountain. Ogni tanto qualche “DM” è ancora visibile qua e là.

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bookmark_borderCome d’incanto

Giornata abbastanza interlocutoria ieri, senza praticamente visite aggiuntive al parco. L’ho però visto di notte, chiusissimo. C’è da dire che dopo la chiusura formale, gli ultimi guest escono anche 60-90 minuti dopo.

È previsto così, perché l’orario di chiusura è l’ultimo momento utile per mettersi in fila in un’attrazione, secondo il principio dei seggi elettorali. E comunque, anche i negozi restano ovviamente aperti nel lento deflusso.

Uno poi si aspetta che via, quelli che ci lavorano tutti a casa. Invece c’è un grande lavorio di riparazioni, manutenzione, vetrine da rifare, prove tecniche e di audio (e quando le fanno sennò?). Le luci, però, restano accese, più che altro per quelli degli hotel e per alcune cose che si vedono da fuori.

Sto poi iniziando a capire meglio qualcosa sulla logica sottintesa che anima il tutto. In pratica, l’obiettivo è quello di offrire la giornata perfetta. Questo si sapeva, ma è di fatto realmente un obiettivo, nel senso che se sai che in quel posto ti offrono la giornata perfetta, il “patto” implicito è che poi ti aspetti che tutto funzioni a meraviglia. E da questo lato la cosa è abbastanza stimolante.

Per il resto, voglio capire meglio i movimenti dei personaggi. In particolare vorrei chiedere di uscire a Cenerentola, ma so già cosa mi dirà: devo tornare a mezzanotte.

Parco anche ieri abbastanza pieno, ma ho capito che qui è proprio vacanza vacanza, nel senso che le scuole sono chiuse.

In effetti, mi rendo conto di aver fatto due foto ieri. Le accorperò da qualche parte.

[singlepic id=85 w=240 h=180 float=left]La chicca del giorno: su Toy Story Parachute Drop e RC Racer, se siete da soli c’è una fila separata per il “single rider”, molto ma molto più breve. In pratica, da lì si viene chiamati per riempire gli ultimi posti disponibili, che spesso avanzano in numero dispari perché la gente magari vuole stare vicina ai suoi amici.

bookmark_borderIt’s a small world

[singlepic id=80 w=240 h=180 float=left]Altra giornata più di formazione che lavorativa. Quindi, più stancante.

Sono però arrivato quasi ai confini del “fuori”, e confermo che concettualmente è abbastanza un’altra città, o meglio è la zona industriale della città, anche per architettura. Solo, in questa zona industriale non si può andare, come detto varie volte. Sembrava che dalle linee di autobus ci fossero distanze infinite, invece in fin dei conti non è poi così irragiungibile.

La domanda più ricorrente tra cast member è “dove lavori?”. Questo perché si sa inconsciamente che per incontrarsi conviene farlo dentro, più che sperare di trovarsi fuori, quando tra orari diversi e cose varie ci si disperde un po’. L’Auchan di Val d’Europe è comunque un notevole punto di re-incontro.

Alcuni sono venuti a lavorare senza essere mai stati prima nel parco. E questa mi sembra una cosa notevolissima, che richiederà più di una riflessione, anche se non so bene quale. Il loro primo ingresso è stato da dietro le quinte comunque. Molti poi sanno poco, o pochissimo, delle attrazioni. Qualcuno dice anche “giostre”, e viene pesantemente redarguito (da me).

Metti cento venti-trentenni in delle case, e cosa ottieni? Feste. Passeggiando in vari orari mi è sembrato però che queste casette siano molto tranquille. Ora, o non lo so io dove sono queste feste, o magari non mi invitano, o forse noi “nuovi” non ci siamo ancora abbastanza consolidati e organizzati. Potrei farmi introdurre da Coinquilino, ma sono due giorni che non si vede.

Essendo domenica e bel tempo parchi pienissimi, molto meno godibili perché per qualsiasi cosa ci vuole più tempo, anche per andare da una parte all’altra tra mocciosetti™ scatenati.

Attrazioni fatte: Toy Story Parachute Drop; Rock ‘n’ Roller Coaster, con Sweet Emotion.

[singlepic id=84 w=240 h=180 float=right]La chicca del giorno: nel 2012, o giù di lì, aprirà l’attrazione di Ratatuille negli Studios, dark ride con una tecnologia simile aquella di Winnie the Pooh di Tokyo Disneyland. Le panchine sono già pronte.

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bookmark_borderAndiamo a lavorar

[singlepic id=72 w=240 h=180 float=left]Ho capito di essere malato quando dopo aver finito di lavorare sono rimasto altre due ore dentro, da visitatore.

Andando con ordine, altra giornata di passaggi burocratici, ma sempre più snelli e con sempre meno persone. Ufficio per il pass, ufficio sorrisi, ufficio riuscire ad aprire l’armadietto, guardaroba. No, non c’è un ufficio sorrisi, ma il finto armadietto per farci allenare sì.

Il guardaroba è da pensare come un gigantesco supermercato di vestiti, ma più grande di qualsiasi supermercato mai visto. Tutto quello che si prende viene registrato elettronicamente, poi ci si cambia e via. Il primo impatto è abbastanza surreale, decine e decine di persone vestite in tutti i modi possibili, ma ancora in un contesto “umano”. Un po’ come in The Truman Show, quando lo cercano che era scappato.

Cosa c’è dietro quelle porte cast member only? Cose, varie e molte cose. Non mi aspettavo addirittura delle linee di autobus interne, o forse si dovrebbe dire esterne. Grandi spazi e tutto un passaggio di persone, personaggi e mezzi. A proposito, pare sia vietatissimo fotografare nel backstage i personaggi, che nell’immaginario collettivo sono il lavoro più diffuso, mentre in realtà sono una piccolissima parte di tutti i cast member.

Il mondo parallelo continua con dei servizi per noi, come ad esempio delle mense dove si paga (poco) con il tesserino, precedentemente caricato. Ma dove vanno a mangiare quelli che fanno da mangiare a noi? In altre mense con altri che fanno da mangiare a loro? E chi fa da mangiare a questi? E così all’infinito.

Sto in una specie di negozio di Main Street, ma poi dirò meglio. Ogni negozio è una piccola comunità a sé. Se dopo la porta cast member only si perde un po’ (un bel po’) di cura architettonica dei dettagli, non si perde lo spirito allegro e divertente, ma magari incontri un pirata che fuma una sigaretta, o uno di Space Mountain che chiacchiera con uno della sicurezza.

Nel negozio si apprezza l’organizzazione a un livello più microscopico, ma comunque inserito in un sistema più complesso. Diciamo che la vendita è una minima parte di tutte le attività, cosa che probabilmente vale per tutti i negozi. Poi c’è uno spirito molto democratico, magari ti ritrovi a gonfiare palloncini (c’è una stanza per gonfiare palloncini) con quella che pensavi fosse la tua capa, e così via. Sui palloncini ho almeno tre gag da fare, ma non mi è ancora capitato di trasportarli in pubblico.

Come si diceva, dopo aver finito un paio d’ore nei parchi – un po’ in tilt con le code per via del sabato – entrando da porte segrete.

Attrazioni fatte: Stich Live; Rock’n’Roller Coaster; Phantom Manor.

La chicca del giorno: su “it’s a small world” la fila più a destra è sempre la più vuota.

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bookmark_borderNel paese delle meraviglie

[singlepic id=49 w=240 h=180 float=left]Ancora al giorno zero, perché il lavoro inizia domani. In pratica sono nella residenza messa a disposizione di noi cast member. Il posto è un tipico campus, con casettine, campo da basket e altri accessori. Verrebbe da dire che sembra di stare a Disneyland.

La residenza è a sua volta inserita in un quartiere di nuova formazione. Incredibile notare come la roba Disney arrivi molto lontano rispetto al parco in sé, tra nuovi quartieri, centri commerciali, hotel e campi da golf. Se ne riparlerà.

Prima una serie di trafile burocratiche, fatte nella sede centrale di smistamento di quelli che arrivano. Quando ho visto un autobus lì fuori è tramontata ogni idea di andare a prendere un caffè con i capi. Siamo ancora molto in una cosa di gruppo, praticamente diventi amico di quelli che sono nelle varie file con te, salvo poi quando si hanno in mano le chiavi dell’appartamento ognuno va per la sua strada.

Io, per inciso, per non saper né leggere né scrivere sono andato al parco, da utente, forte del mio abbonamento. Ma prima volevo dire che ho un coinquilino, un tipo abbastanza trainspotting, con le pareti piene di poster rigorosamente non-Disney. Lo chiamo “bilanciamento emozionale”. In realtà, ha anche molti oggetti Disney. Sta qui da molto tempo, e mi fa usare la sua connessione internet, perché addirittura ne ha una personale che arriva fin dentro casa (altrimenti, schede da acquistare per il Wi-Fi, che però gira voce non funzionino benissimo). Mi è sembrata strana come cosa, anche da un punto di vista pratico, perché qui siamo davvero a metà strada tra essere ospiti e avere una nostra propria vita autonoma, ma anche di questo se ne riparlerà.

[singlepic id=50 w=240 h=180 float=right]Il parco, si diceva. Chiaramente è già tutto molto agghindato per Halloween, e a questo proposito c’era una cosa che mi incuriosiva. In pratica, oggi e in altri giorni ci saranno delle feste con un biglietto speciale e un braccialetto, che però iniziano alle 17, mentre il parco chiude alle 19. Che fanno – mi chiedevo – delle zone speciali con gli show, mica andranno in giro a cercare la gente senza il braccialetto? Chiedo al tipo al tabellone dei tempi di attesa:

– ma oggi c’è la festa, che però inizia alle 17. Come fate, ci sono delle zone speciali o chi non ha il braccialetto deve uscire?
– il parco chiude alle 19, dopo quell’ora facciamo dei giri e chi non ha il braccialetto non può stare
– e se  uno si nasconde?
– li troviamo, giriamo sulle attrazioni, nei ristoranti, nei bagni, conosciamo il parco meglio di te
– (non-cre-do) ah ok, quindi fate proprio così
– sì, poi se entri in un ristorante o in un’attrazione ti chiedono subito il braccialetto

Vanno in giro a cercare la gente senza il braccialetto quindi, che sarebbe come se in un corteo mi mettessi a cercare, che so, quelli col casco (ok, cattivo esempio). Comunque, con il tipo del tabellone dei tempi di attesa siamo diventati amici, perché gli ho detto che da domani sarei diventato un cast member.

Attrazioni fatte: Space Mountain – Mission 2, che ormai faccio più che altro per vedere se tutto funziona; “it’s a small world”; Les Voyages de Pinocchio; Blanche-Neige et les Sept Nains; Pirates of the Caribbean; Indiana Jones et le Temple du Peril.

[singlepic id=64 w=240 h=180 float=left]La chicca del giorno: se a metà di Main Street, dove la strada si allarga, vi avvicinate al palazzo con scritto “piano lessons”, si sente un tipo che si esercita al piano, e ogni tanto la maestra lo rimprovera.

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