bookmark_borderRegali

Aumentano i regali tecnologici (ogni anno in realtà): telefonini, console, televisori, ma c’è davvero gente che fa regali del genere? Ho sentito anche uno dire in TV che avrebbe comprato alla moglie giusto un giacchetto, prevedendo di spendere, mah, 500 euro. Esistono giacchetti da 500 euro? Ma soprattutto, che ne è del buon vecchio criterio dei 10 euro?

bookmark_borderLezione di sociologia

Per chi volesse capire come sono le persone, ma non avesse voglia di comprare costosi libri, consiglio di leggere tutte – ma proprio tutte – le 50 pagine di discussione nel forum di Parksmania sull’inciviltà dei guest di Rainbow MagicLand.

Che poi, anche tutto il fallimento organizzativo del primo anno è abbastanza indicativo di quella cosa tutta italiana che è l’incapacità di programmare in anticipo, invece che procedere per errori e aggiustamenti. E in un parco, dove tutto deve essere perfetto, non puoi permetterti di agire con il secondo criterio.

bookmark_borderPensieri sparsi su Disneyland Paris

Allora, direi di saltare tutta la parte dei “nonluoghi”, del “mondo finto” (è più vero, il vostro?) e sul mito europeista del culto del passato con conseguente rifiuto pregiudiziale per questo tipo di cose. Informazioni pratiche.

Il lavoro in sé. Mi è sembrata la cosa più simile a come lo organizzerei io, quindi tabelle, orari e turni veri, ma capisco che possa non piacere. In generale poi a una teoria corrisponde anche come debbano essere realizzate le cose nella pratica. Questo è più non-Italia che Disneyland in realtà, non c’è stato per ogni cosa il “vabbeismo storico” dato dai due criteri cardine che animano la nostra società: arroganza e ignoranza (cfr. limiti di velocità e cinture di sicurezza posteriori).

Quando andare. Probabilmente iniziare con un periodo breve è un buon modo per farsi un’idea. Per periodi superiori a un mese può avere senso considerare una sistemazione autonoma, non a Parigi perché è troppo lontano, ma per esempio a Val d’Europe, da dove si arriva al parco in 30 minuti a piedi. Poi si potrà sempre andare a Parigi in giornata. Le residenze offrono comunque una serie di benefit (lavanderia, ping-pong, campo da basket, biblioteca ecc.).

Cosa fare. Difficile da dire, perché tutte le cose possono poi variare molto a seconda dei posti specifici. Di principio, forse le attrazioni rischiano di essere più ripetitive, anche se su tutto c’è molta rotazione su quello che si fa. Certo, sei anche più al centro della scena, fai fisicamente andare avanti la baracca rispetto al resto, che per come la vedo io è tutto contorno. Sulla Tower of Terror di fatto il confine con i personaggi svanisce, ma probabilmente lì ci si arriva un po’ per anzianità.

I negozi sono probabilmente un buon equilibrio, a me è andata bene con uno piuttosto tranquillo, ma magari l’Emporium il 23 dicembre è un’altra cosa. Comunque, se c’è l’organizzazione si regge tutto. Su ristorazione, pulizia e hotel non ho davvero molto idea.

Cose strane. In nessun altro lavoro esci dalla mensa e senti le urla di quelli che stanno “dentro” (forse il dentista), o pranzi accanto a un pirata. Per inciso, anche i pirati devono essere gentili, mentre avrei fatto che in quella zona ti possono trattare male.

Tutta la cosa poi di entrare e uscire dalle porte segrete è notevolissima, molto simbolica e teatrale, o sei dentro o sei fuori. Sei nello show insomma, e il gioco allora diventa quello di partecipare al meccanismo perfetto, fare “percorso netto” una volta che sei di qua. Comunque si può vivere anche in maniera più sfumata.

Altre cose simpatiche che succedono. Quando abbiamo fatto Cinémagique con l’Amica appassionata di parchi, non è partito il filmato e ci hanno fatto uscire dal teatro. Il finto spettatore (non è un mistero: il 50% degli spettacoli nei parchi ha un finto spettatore, l’altro 50% prende qualcuno a caso dal pubblico) uscendo ha allargato le braccia facendo per un attimo finta di protestare.

Per gli appassionati di parchi. Abbonatevi se non lo siete già, compratevi un biglietto, fate qualcosa, ma non pensate che lavorare lì sia un modo per entrare gratis. Lo è, ma tempo che ti cambi magari il tempo per poter stare al parco è una volta un’ora, una volta due, una volta niente. Insomma, poca roba. C’è il giorno libero, ma anche l’orda delle feste. Poi quando è tutto finito voi non avrete titolo a entrare.

Cose organizzative notevoli. La cosa di Halloween l’hanno fatta veramente come mi aveva detto quel tale. Chiuso il parco, si poteva restare solo con il braccialetto. Canali in cui si passava in entrata solo con il braccialetto, controlli sulle attrazioni, negozi chiusi per un po’ per facilitare la cosa. Poi credo anche uno “sweep” finale per gli ultimi confinati in Main Street. Su quelle dimensioni sembrava una cosa impensabile, e invece ce l’hanno fatta. C’è anche da dire che la gente, sapendo di non poter stare, molto banalmente usciva spontaneamente. Se si è organizzati si può fare tutto, e questa mi sembra l’unica vera “magia”, se proprio si deve usare quella parola.

Si diventa persone migliori? Sì, ma attenzione allo shock da ritorno in Italia, analogo a quello da ritorno da viaggio in Norvegia. Specie se l’impatto – solo minimamente attenuato da un giorno di intervallo a Parigi – avviene alla Stazione Centrale di Milano. La reazione può anche essere opposta e diventare insofferenti per qualsiasi cosa.

I bambini impazziscono? No, per loro non cambia niente, non c’è lo stacco dalla “realtà” e quello è semplicemente già il loro mondo. Per gli adulti può essere un’esperienza interessante. Mi chiedo: in che mondo viviamo se abbiamo bisogno dei parchi di divertimento.

bookmark_borderAttrazioni

[singlepic id=234 w=240 h=180 float=left]Per colpa di aerei atterrati senza carrello, aeroporti chiusi e cose varie, l’Amica appassionata di parchi non è più partita subito. Mi sono sentito come in A.I. quando al bambino viene permesso di rivedere la madre per l’ultima volta.

E così altre 6 ore a girare e soprattutto a parlare di parchi. In realtà forse 15 minuti, alla fine, avremo anche parlato di quelle cose che si dicono le persone all’inizio quando si conoscono, e di altro. Ad esempio c’è una polemica in corso su chi abbia inventato la pizza.

Rifacendo di seguito Phantom Manor (lei aveva onestamente paura e avrà tenuto gli occhi aperti per il 20%), Pirati (con foto strana al punto foto) e Big Thunder Mountain mi sono ancora di più consolidato nel convincimento che c’è proprio una differenza tra le cose come si facevano una volta e adesso. Tutti gli Studios, in blocco, sono probabilmente un esempio di questo.

Ho capito anche che forse noi siamo un po’ più guasconi rispetto alla Florida, una specie di imitazione, seppure realizzata a regola d’arte. C’è però qualcosa in alcuni micro-meccanismi interni che è anche legato a una certa “cultura dei parchi” nata lì, e più consolidata che in Europa.

In realtà poi molte cose io purtroppo semplicemente non le so perché la formazione è direttamente proporzionale alla lunghezza dei contratti.

Molto diverso, e molto più godibile, il parco dopo Halloween. In 48 ore sono scomparse le (poche) decorazioni e via con alberi e cose varie natalizie. C’è poi qualche cantiere qua e là, ma è il prezzo che bisogna pagare per restare aperti 365 giorni all’anno.

Ho pensato poi qual è il problema con Crush’s Coaster, è che la gente lo rifà. Bisognerebbe escogitare qualche meccanismo per tutelare le “prima corse”, tipo uno scontrino che viene strappato o qualcosa del genere. Oppure, mettere semplicemente un FastPass, in qualche modo si potrà fare, nonostante l’infelicissima concezione della coda.

Chiusa la casa, sono stato semi-richiamato per non aver pulito bene “la mia parte”. In realtà era onestamente pulita, non erano state tolte alla morte alcune macchie consolidate nel frigorifero e sui fornelli, anche alla luce del fatto che comunque Coinquilino sarebbe rimasto lì. Quando ho ripulito, dopo non hanno neanche ricontrollato.

Poi sono andato in quella città a ovest di Disneyland che si chiama Parigi, e adesso sono in treno tornando. Ho risolto parzialmente un vecchio dilemma: se i treni all’estero sono sempre puntuali, e in Italia sempre in ritardo, cosa succede per quelli che attraversano il confine? Semplice, in entrata aspettano svariati minuti a Modane, come è appena successo. In uscita, resta il mistero.

Non è ancora l’ultimo aggiornamento, poi ci sarà spazio per le temute “considerazioni finali”.

Un video sui 15 anni, anche qui molto “cose” e poco attrazioni (l’anno prossimo siamo a 20 anni):

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bookmark_borderIl pianeta del tesoro

[singlepic id=226 w=240 h=180 float=left]Sono tornato a casa un po’ frastornato ieri, dopo aver fatto in mezzo pomeriggio Indiana Jones, Hollywood Tower, Animagique, Rock ‘n’ Roller Coaster (x2), Tapis Volants d’Aladdin, Crush’s Coaster, Big Thunder Mountain, Space Mountain, Buzz Lightyear. Intanto, in 24 ore sono comparse le decorazioni natalizie, e pure l’albero, anche se Town Square è ancora chiusa forse per gli ultimi addobbi.

Ma la cosa che mi ha veramente scosso è stata Princess Pavilion. 45 minuti di coda tra mocciosetti™ frignanti privi di visione laterale, che ti cadevano tra i piedi a ogni momento. Per cosa? Per farsi una foto con una principessa, ma se non te la facevi tu te la faceva un fotografo apposito, e dietro l’angolo potevi comprarla per 15 euro.

Che dopo la fila, le principesse e la foto, come fai a dire a tuo figlio/a che non gestisci uno stabilimento balneare, e 15 euro ti sembrano francamente un po’ troppi? Ma a parte questo, anche sulle attrazioni ci sono le foto, ma qui l’attrazione è la foto, non so se mi spiego. E per realizzare tutto questo hanno eliminato la parte a piedi di “it’s a small world”, e sono 5 anni che non ci sono nuove attrazioni nel parco principale.

Certe baracconate da luna park sembrava fossero sempre rimaste fuori da Disneyland, che ha sempre avuto uno e un solo gioco a sparo, ma evidentemente sono tempi duri per tutti.

Ora non so se rinnovare l’abbonamento, ma non per colpa di Princess Pavilion. Di principio non lo rifarei, confesso di esserne un po’ stufo dopo essere stato lì dentro, a vario titolo, 91 ore in 13 giorni. Però proprio nell’eventualità che mi richiamino per un altro periodo breve non voglio cadere nel paradosso del cast member, che nei momenti liberi trova il parco pienissimo e non vivibilissimo come oggi, e quando finisce e potrebbe andare è tutto finito. Potrei aspettare, ma se si rinnova prima della scadenza si hanno 6 mesi in più, quindi di fatto un anno gratis ogni due. Comunque, oggi ci torno.

[singlepic id=221 w=240 h=180 float=right]La chicca del giorno (© Amica appassionata di parchi): su Main Street la Lilly’s Boutique sta accanto al ristorante Walt, ora in ristrutturazione. Lilly era la moglie di Walt Disney.

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bookmark_borderLa vita a Serris

[singlepic id=184 w=240 h=180 float=left]Cosa fare a Serris? Niente, in realtà, essendoci praticamente solo casette e prati, e rallentatori di velocità.

C’è un tentativo di piazzetta e una parte leggermente più vecchia, ma francamente non mi sentirei di distinguere tra una Serris vecchia e una Serris nuova. Ha poi un centro culturale, un campo da calcio, un cimitero pieno a metà, una scuola, ma soprattutto casette.

È uno di quei posti in cui quando incroci qualcuno per strada ti saluta. Solo che tu non sei preparato e allora bofonchi qualcosa.

Certo, a soli 40 minuti a piedi c’è un certo parco. Credo che tutti gli abitanti di Serris siano abbonati a Disneyland, ma credo anche che tutti gli abitanti di Serris siano direttamente o indirettamente legati lavorativamente lì. Altrimenti non si spiega questa evoluzione demografica, vagamente esplosa dopo il 1992.

Non ho mai capito perché, se prima era davvero tutta campagna, le nostre casette siano così lontane. C’è anche un’altra residenza più vicina comunque, ma non di molto. Probabilmente si è optato per appoggiarle a cittadine già esistenti.

In realtà in zona c’è anche Val d’Europe, che è un’altra zona abitata con mega-centro commerciale incorporato. O viceversa. Ieri ero incastrato tra la fine del lavoro e la non validità dell’abbonamento a Disneyland. Pioveva anche, e a un certo punto sono andato a Val d’Europe.

[singlepic id=194 w=240 h=180 float=right]Per arrivare si deve passare un lago, carino anche per andare a correre. Dentro al parcheggio del centro commerciale ho aiutato dei tizi che avevano finito la benzina a spingere l’auto. Ecco, le cose che mi mancano del francese sono la padronanza in quei momenti di dire “va bene questo? Più avanti ce n’è uno meno caro”.

Come fanno la spesa i francesi, dando per buono che quelli che abitano a Val d’Europe siano francesi. La storia delle baguette è un falso mito, ma sicuramente non c’è l’ipocrisia di dover prendere i guanti per la frutta e la verdura.

Gli yogurt costano meno, e i formaggi sono divisi addirittura per tipo di formaggio, a livello proprio di cartelli. Poi alle casse sono fissati di mettere sempre il cosino di plastica che separa il mucchietto di un cliente dall’altro, anche se ci sono 9 metri di distanza. Introvabile, il doccia-shampoo in un unico prodotto.

Si è poi rivisto Coinquilino, che negli ultimi giorni era in vacanza. Non parliamo molto, anche perché per come è fatta la stanza nel poco tempo insieme io gli sto di spalle su un tavolo al computer, e lui sul letto. Comunque almeno è un po’ appassionato di parchi, se gli chiedi quando apre Ratatuille non risponde “eh?” ma ti spiega che ci sarà una riunione il giorno tale per sbloccare il finanziamento e bla bla bla.

Poi gli ho chiesto perché non mi hanno fatto mai gonfiare i palloncini, che nell’immaginario collettivo dovrebbe essere la cosa più facile e umile da far fare al nuovo arrivato. Ma mi ha detto che gonfiare i palloncini è difficile. Mi ha anche spiegato che la loro formazione è stata più ampia e articolata rispetto alla nostra per contratti brevissimi, gliel’ho chiesto perché confrontandola con quella dell’amica appassionata di parchi mi era sembrata più scarna.

È un po’ strano Coinquilino, non capisco come se sta qui da tre anni non abbia una camera con il balcone. Poi ha magari dei Kinder Bueno, ma un giorno sono 3, poi diventano 2, e restano 2 per due giorni. Resiste e non li mangia tutti e subito, credo sia una qualche forma di disturbo alimentare. Io quando torno dalla spesa ho la metà dei biscotti.

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bookmark_borderBibidi bobidi bu

[singlepic id=155 w=240 h=180 float=left]C’è un mondo prima di avere conosciuto l’amica appassionata di parchi, e un mondo dopo. In realtà non è solo appassionata, è un’enciclopedia vivente soprattutto per quanto riguarda il mondo Disney.

L’altro giorno dopo il lavoro ci siamo visti, parlando per 5 ore dell’argomento. Abbiamo rifatto Rock ‘n’ Roller Coaster sullo stesso vagone facendoci la foto dormendo (ma le foto non funzionavano), abbiamo provato l’ultima fila di Space Mountain, abbiamo cercato gli Hidden Mickey in “it’s a small world” e fatto Main Street metro su metro per scoprire altri dettagli.

Il dentista e il pianoforte ovviamente li conosceva già, ma me ne ha detti anche altri, mentre invece di DM non sapeva. Poi mi ha spiegato degli odori diversi in ciascun hotel e tante tante altre cose sulle differenze tra qui e Disneyland e Walt Disney World.

Poi l’ultimo giorno c’è quella specie di rito voodoo in cui ti tagliano il tesserino, e all’improvviso l’incantesimo svanisce. Hai giusto il tempo di andare al guardaroba per riconsegnare i vestiti e consegnare la tua scheda degli orari (perché la cosa incredibile, in tutta questa storia, è che mi pagheranno anche).

Fino a un’ora prima eri nel chiosco centrale nel bel mezzo del caos post-parata. Tra parentesi, le cose che si dicono via radio qui sono del tipo: “c’è un problema, abbiamo finito i palloncini di Minnie”, “ricevuto, arriviamo”. E ti immagini qualcuno che arriva paracadutandosi con i palloncini stessi. Prima con il tesserino entravi ovunque, mangiavi, avevi sconti. Dopo, in un attimo perdi tutti i diritti e i privilegi.

E questo avviene proprio durante la festa, quando iniziano a controllare chi ha il braccialetto per la serata di Halloween (finiti, da settimane) e chi no, creando dei varchi per far defluire le persone, e tu devi defluire. Qualcuno ti dice dove devi andare, con quel buffo modo di indicare usando tutta la mano e non il dito. È il dramma del cast member in tutta la sua evidenza. Ovviamente la previdente amica appassionata di parchi ha il braccialetto, c’è solo il tempo per un saluto all’inizio di Main Street. Non è giusto.

[singlepic id=148 w=240 h=180 float=right]La chicca del giorno: nella stazione del treno è rimasta la sigla EDRR, che sta per Euro Disneyland Rail Road, prima del cambio di nome.

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