bookmark_borderNuovi progetti

On su Off, un sito su come la vita online influenza quella online. Qui si spiega più nel dettaglio la faccenda. Il tema mi frullava in testa da un po’, mi ha sempre interessato capirlo fino in fondo, e seguirne l’evoluzione.

In fondo, molto di quello che si fa in Rete è solo legato alla comunicazione, e lì, come dire, abbiamo già dato. Ci sono però altri aspetti attorno alla Rete che emergono sempre di più, dove la comunicazione è al limite solo uno strumento, ma riguardano le cose pratiche.

bookmark_border“sent from a mobile device – please forgive typos”

Mi è arrivata la frase di sopra come firma automatica in un’email. Direi che è abbastanza emblematica. Che tecnologia è quella che non ci fa neanche scrivere bene? Dovrebbe essere la base di tutto, invece si sacrifica per questi dannati touch screen che no, mi rifiuto di pensare che siano il futuro. Sono solo un presente di passaggio. Anche perché nella migliore delle ipotesi si riesce a scrivere al 60% della velocità di una tastiera normale (qwerty s’intende. Provate a scrivere “qwerty” con un touch-screen), con tutti i rapporti tattili inconsci che si creano tra i tasti.

Da notare anche come sia un tipico caso di tecnologia che influenza i contenuti, e i comportamenti. Ne ho anche io uno da poco: viene proprio meno da scrivere, ed è un peccato con tutta quella potenza di base. A dire il vero, viene anche poco da leggere, perché sai che certi link non li aprirai mai (es. da Twitter). La prova della malafede, in senso figurato, sta proprio nell’idea delle applicazioni, versioni ultrasemplificate e iperpassive di siti altrimenti utili e interessanti. Questionone questa in cui bisogna tenere bene a mente la differenza tra Internet e Web. Aggiungo poi che la tecnologia delle batterie non è andata di pari passo con quella dei telefoni, e questo pure è un problema, almeno oggi.

La butto lì: ci ricorderemo dei touch screen (almeno per le tastiere) come di una specie di ubriacatura passeggera data dall’euforia iniziale.

bookmark_borderE 195 metri

Fatta la Maratona alla fine. Mini-micro contributo alle tante cose che si dicono sul tema:

Ho scoperto che ci si allena a una distanza, oltre che a un tempo su una distanza. Bisogna avere quella distanza nelle gambe, e probabilmente non basta in assoluto allenarsi per la maratona, per quanto quell’allenamento sia duro, senza aver prima fatto l’allenamento della mezza maratona (e una o più mezze maratone). Una specie di gavetta, insomma. Poi, certo, uno a finirla la finisce comunque, ma magari un po’ tapasciando – come si dice in gergo – come ho fatto io.

Nel complesso c’è molto simbolismo attorno al tipo di gara, probabilmente perché è la più lunga (tra le umane, salvo altre corse estreme meno codificate). Si respira leggendo i forum, le attese, i resoconti epici, il senirsi “maratoneti” anche se ci si mette più del doppio dei primi (che sarebbe come se mi sentissi uno scattista se facessi i 100 metri in 20 secondi). La componente “sport” è molto inferiore alla componente “festa”, e quest’ultima si alterna alla fine addirittura con la componente “dolore”, che con lo sport dovrebbe avere poco a che fare.

In nome dello sport strettamente inteso, a rigore molte persone non dovrebbe neanche iscriversi (non solo quelli che la fanno con le macchinette fotografiche o il cellulare, ma direi addirittura la metà), ma evidentemente il simbolismo è troppo forte. Il dubbio è che ci sia una specie di piccolo equivoco collettivo, e un segnale di questo è che addirittura danno una medaglia a tutti. In quale altra gara vincono tutti? Comunque, agli organizzatori va ovviamente bene così, alla gente pure, quindi bene così.

bookmark_borderPosti da cui ho fatto il Post

Per circa 9 mesi ho tenuto un blog su Roma al Post. In realtà il blog c’è ancora, è solo cambiato nellimpostazione e nella frequenza degli aggiornamenti, perché sto facendo altre cose, sempre col Post. Quindi, può essere un buon momento per rivedere da dove è stato fatto.

1osloOslo – McDonald’s

2rigaRiga – un ostello

3minskMinsk – London Café

4minsk2Minsk – News Café

5riga2Riga – aeroporto

6ferraraFerrara – Festival di Internazionale

7barcellonaBarcellona – un ostello

8saragozzaSaragozza – una casa

9parigiParigi – una casa

10londraLondra – un hotel

bookmark_borderDatemi le brioches

Premessa. Per motivi abbastanza causali, sono stato un fine settimana in un hotel di stra-lusso a Londra. Forse non il massimo dei massimi, ma uno di quelli che non ricapita, per intenderci. Mi viene da dire che non ricapita, e questa è la prima considerazione, perché anche ad averceli, quei soldi, uno si chiede perché spenderli.

Soldi. Ad esempio, tra una suite e una stanza normale c’è un sovrapprezzo obiettivamente ingiustificato, quando il livello è già alto. Avere il televisore Bang & Olufsen invece che uno normale, o un po’ più di spazio, e cose così, che senso ha? A ragionare a soldi infiniti allora uno può anche dire “vabbe’, mi dia il massimo”, ma per il resto spendere 200 euro in più appare poco sensato.

In realtà, è tutto sproporzionato nei costi. Ti dànno qualcosa in più, è vero, ma non così tanto di più. Questo in generale, non solo in questo hotel. L’idea che mi sono fatto è che si paghi qualcosa in più, di intangibile, che è il lusso in sé. Paghi l’idea di pagare di più, e indirettamente di trovare lì solo gente che ha pagato quella cifra. C’era anche un Club, il cui costo era lo stesso insensato, per una specie di gioco al rialzo interno. Già quel posto è un club, ma per avere ancora di più, hai visto mai. In pratica, potevi stare lì, bere quello che volevi, usare Internet su dei Mac giganti o sgranocchiare patatine. Ma te ne dovevi mangiare tante, per rientrarci. Io comunque avevo anche il Club gratis.

Extra. Questa storia dei soldi si vede anche nella questione degli extra. Tutto costa, a cominciare dal fatto che intanto molte cose si pagano, come per esempio, assurdamente, Internet. E molto. Così come ovviamente il mini-bar, con un sistema automatico di addebito se estrai qualsiasi oggetto. Tutto costa, ma i prezzi si vedono poco, in quel contesto sarebbe come poco elegante. Il fatto è che loro hanno preventivamente la tua carta di credito, e la moneta di scambio è il numero della tua stanza.

Penso di aver battuto il record per essere stato il cliente che nella storia ha chiesto più volte se per caso ci fossero addebiti per lui, anzi forse l’unico ad averlo fatto. E anche l’unico a sentire, al check-out: “there are not charges for you!”. Almeno, dallo stupore con cui me l’hanno detto sembrava così.

La gente. Chi erano gli altri tizi che stavano nell’hotel? Non potevano stare tutti lì gratis, obiettivamente. C’ho elucubrato molto, ma non ne sono venuto a capo. Gente. Ma la cosa sorprendente è che ce ne fosse molta. Questo a prescindere da eventuali considerazioni sulla crisi o cose del genere. Semplicemente, uno prima di partire immagina l’esclusività come qualcosa, appunto, solo per sé. Invece poi c’è tanta gente, ma anche piuttosto ordinaria, che forse applica più che alla lettera quel principio – per me come detto incomprensibile – che in una vacanza si debba spendere un po’ di più.

Riabituarsi. In realtà niente di eclatante. Almeno, stando lì ci si abitua in fretta, e sembra tutto abbastanza ordinario. Ma come quando uno passa dal modem all’adsl e se ne accorge quando poi torna al modem, si apprezzano davvero quei cuscini quando uno ri-dorme nel proprio letto. Stesso discorso, ma lì lo stupore era anche in entrata, per l’infinita e inenarrabile colazione.

bookmark_borderAmore vs. IMDb

Fedele alla regola dei voti su IMDb, ho visto Io sono l’amore (che ancora adesso ha 8.3 su IMDb), violando la regola non scritta di non andare a vedere film italiani con nel titolo la parola “amore”. Ebbene, di fronte alla più clamorosa discrepanza tra voto dato da me e voto su IMDb, credo sia opportuno formalizzare meglio questa seconda regola.

Tralaltro, lasciando perdere ipotesi di complotti – troppo fantasiose vista l’esperienza con altri film (italiani) che neanche arrivano ai famosi 5 voti per poter avere un voto sul sito – un’anomalia c’è, ed è quella del 9.8 che avrebbero dato i Top 1000 voters nello scorporo del voto. Notoriamente i Top 1000 voters sono severissimi (ad esempio Avatar per i Top 1000 voters ha 7.6).