bookmark_borderMacchinine

Quando il Pescara di calcio è andato in Serie A, sempre di calcio, tutti salivano sul carro dei vincitori, ma bisogna dire che non c’è stata neanche una scritta sui muri. Almeno, io non ne ho trovata nessuna. Cionostante, quella sera è andata a fuoco un’auto, probabilmente per un fumogeno o un petardo. A proposito, ma chi è che ha dei petardi in casa e dice: “ehi, ha vinto il Pescara, prendi quei petardi dall’armadio, e i fumogeni nel cassetto”. Dove si comprano i petardi?

Comunque, io l’ho vista, poco dopo che aveva iniziato a bruciare, e subito mi è sembrato un fuoco un po’ anomalo. Sembrava una cosa lunga ma poco sviluppata in verticale. Poi ci sono ripassato la mattina dopo, e questa è la foto. Insomma, era una “macchinina”. Diciamo che la parte “solida” si riduce a due mozzi sui lati, il resto è abbastanza fuffa. E queste macchinine girano liberamente per le strade.

bookmark_borderIo e la musica

Tra le varie cose che non capisco, e non afferro proprio, c’è quella del riconoscimento “personaggistico” dei cantanti. Ci ripensavo l’altro giorno vedendo la diretta della festa di Radio Deejay. Più che altro mi cadeva sempre l’occhio sulla chat sotto, ed era tutto un trionfo di ultime vocali del nome ripetute (“Lorenzoooooo”, “Fioreeeeee” erano quelli che andavano per la maggiore).

E poi che questo è simpatico, quell’altro è antipatico (li conoscono?), e poi ancora altre vocali. Gente che crede nel sistema della musica, crede nei cantanti, compra i loro dischi. Mi sono anche sempre chiesto chi è che in generale va ai concerti. Io non saprei neanche da dove cominciare per sapere se e quando ci sono dei concerti. In casi estremi potrei valutare di andare a sentire della musica sotto casa, ma c’è chi riconosce questo o quel cantante come personaggi da seguire, e li “segue” anche in altre città.

Ne prendo atto umilmente, come cosa lontana, lontanissima da me, che da non ascoltatore di musica magari noncapiscigniente. Poi mi piace anche notare, ma qui il campo si allarga anche su altri campi, il baraccone comunicativo messo in piedi dai talent show, che poi secondo me sono nati per una certa coscienza sporca, quando la costruzione di quel mondo di “artisti” cominciava a scricchiolare e si doveva far vedere che invece no, il merito, la gavetta, l’espressività.

Qui però c’è l’aspetto notevole di osservare quelli che giudicano, e il mondo parallelo da loro creato e che legittimano a vari livelli. A parte le palesi e conclamate stonature, entrano nella parte inventandosi mancanze di passione su come affrontano il palco (legittimazione delle regole di quel mondo), o che quella canzone richiede un certo approccio (legittimazione dell’esistente).

E i ragazzi, che sono assolutamente dentro quel mondo, invece di rispondere: “machestaiaddì, è una canzonetta”, ci credono, e piangono. Va bene tutto, ma quando si fa piangere la gente, seppur rispetto a un enorme equivoco in cui si sono ficcati da soli, significa che si è andati un po’ troppo in là.

bookmark_borderPaese che vai

Interessante notare come il luogo fisico in cui ci si trova può far nascere nuove idee e ispirazioni, a cominciare dal fatto che la maggior parte – non so voi – vengono camminando.

Ad esempio, ho lasciato un po’ in sospeso i post su Disneyland, ma un po’ non c’è stata una vera e propria fine (anche se volevo raccontare di quella volta che ho lavorato in un altro negozio, che tralaltro un po’ c’entra), un po’ è stato appunto il ritorno a casa. Mi ricordo che una volta stavo scrivendo al computer nel porto di Genova, con una connessione fragilissima, e mi è venuta in mente questa cosa.

Vale anche nel micro comunque, e anche cambiare lato del tavolo può essere d’aiuto.

bookmark_borderRegali

Aumentano i regali tecnologici (ogni anno in realtà): telefonini, console, televisori, ma c’è davvero gente che fa regali del genere? Ho sentito anche uno dire in TV che avrebbe comprato alla moglie giusto un giacchetto, prevedendo di spendere, mah, 500 euro. Esistono giacchetti da 500 euro? Ma soprattutto, che ne è del buon vecchio criterio dei 10 euro?

bookmark_borderLa lingua dell’amore

Cose che ho imparato in francese, in attesa di andare al parco con l’amica appassionata di parchi.

“Walkie-talkie” si dice “talkie-walkie”. Beato Angelico si chiama Fra Angelico, questo anche in molte altre lingue.

Ma più che altro, perché si dice che i francesi sono antipatici? Secondo me c’è un piccolo equivoco linguistico dato dalla traduzione letterale di alcune espressioni, che spiega almeno per l’1% la questione.

Ad esempio, se vuoi dire “per favore” devi dire “s’il vous plaît”, e viene detto molto spesso, credo non basti avere un tono gentile. Solo che questo s’il vous plaît mi è sempre sembrato un “se vi piaccia”. “Vorrei un piatto di pasta, se vi piaccia”, come a dire “beh, ci muoviamo un po’?”, o come il “se siete così gentili” messo dopo la frase, che ha una sfumatura più polemica (simile a “se vi degnate”) che se messo all’inizio (“sarebbe così gentile da”).

Ancora, un modo per dire che “non fa niente” o “va bene” è “[ce n’est] pas grave”. “Ho dimenticato la penna”, “pas grave”. Ok, non è “grave”, ma messa così un po’ lo è, perché la frase è al negativo. E si potrebbe dire che non arriva a essere “grave”, ma magari è altre cose inferiori comunque negative (“scorretto”, “perdonabile”, “inferiore alle aspettative”). Invece “va bene” è più salvifico, così come “non fa niente” elimina ogni impurità.

Ci sarebbe poi anche “par contre”, che sarebbe un “d’altra parte”, “tuttavia”. Qui la cosa è ancora più sfumata, ma sembra che ti vuoi allontanare ancora di più dall’espressione dell’altro, gli vai “contro” annullando la sua opzione invece di proporre un’alternativa.

E poi, anche quel “talkie-walkie” di cui sopra significa che parlano prima di ascoltare.

bookmark_border15 ottobre, qualche impressione

Il black bloc agisce come sappiamo, ma è un concetto sfumato e variegato, e alcuni si accodano (gray bloc?);

Nel caos totale di una giornata del genere la polizia si è mossa anche bene, limitando gli eccessi;

Tema della manifestazione molto generale, mancanza di un palco, provocazioni dei giorni scorsi (occupare via Nazionale?!) hanno indirettamente creato una base per i violenti;

Nella prima manifestazione “di nessuno” così grande è mancata l’esperienza di partiti e sindacati per gestire queste situazioni, in termini di servizio d’ordine interno;

Perché si dice che la polizia dovrebbe isolare i violenti, quando se si avvicina a soli 50 metri a un corteo partono cori e insulti praticamente da tutti, aumentando la tensione.

Chi si voleva muovere in un certo modo lo ha potuto fare nel solco della mancanza di organizzazione interna e nell’empasse della polizia, che per compromesso sociale deve da anni guardare da lontano e fare resistenza più o meno passiva.

Nota a margine: come si calcolano i danni a Roma? Voglio dire: quali arredi urbani erano già divelti? Quali pali erano già in terra? Quali scritte già c’erano?

bookmark_borderIl senso dell’umorismo

Ogni volta che lascio una battuta nel forum di Spinoza (ultimamente: Atene, approvate le misure di austerità. Da oggi si chiamerà SpartaMigliaia di fan lasciano mele di fronte agli Apple Store. Non voglio pensare quando morirà il presidente della Lacoste) mi stupisco di una cosa.

Sei su un sito che pubblica battute di altissima qualità, come è possibile che molti continuino a scrivere le proprie non-battute? Basta aprire una discussione totalmente a caso per rendersene conto. Voglio dire: che la gente non abbia senso dell’umorismo si sa, che non riesca a guardarsi attorno e non capire a un millimetro da una battuta buona che le proprie non sono neanche battute sembra incredibile.

Passo ore a non-scrivere sul forum di Spinoza, se non me ne vengono di buone.

bookmark_borderOdiometro

Mi sembra che nel sentire comune sia abbastanza in calo l’odio per le poste, forse perché si usano di meno, mentre resta sempre alto quello per i treni sempre-in-ritardo e gli autobus che-non-passano-mai.

Comunque sulle poste ho sempre pensato che ci fosse un 50% di tara, cioè che spesso i disservizi venissero usati come scusa per non dire di non aver risposto in tempo.