Bredoteau

Ovviamente non si può richiedere un livello di organizzazione tale per cui un lavoro fondamentalmente telefonico venga affidato a un madrelingua francese, e così eccomi a fare un bilancio dopo qualche giorno di risposte al telefono.

Non so come si dica “fare spelling”, ma automaticamente la gente tende a dire come si scrive lettera per lettera. Questo ci porterebbe nel discorso che l’italiano sarebbe l’unica lingua che si legge come si scrive, ma in realtà no (gn, ch, ecc.). Comunque, è possibile che facciano spelling con una predisposizione automatica maggiore rispetto all’italiano.

Non c’è un criterio preciso per dire “P di [qualcosa con la p]” eccetera, ma credo che in linea generale si usino parole inventate lì per lì. Io però mi sentivo legato a proporre delle nuove parole, perché magari c’è comunque un set di parole standard, e le parole che ho in testa io sono altre. Non posso dire “M di Mickey Mouse”.

La lettera più difficile da capire all’inizio è la “e”, che dicono in modo più simile a come noi diciamo “u”, mentre la “u” è tipo “iu”.

Aiutava molto però il software delle prenotazioni, perché aveva una funzione di auto-completamento sia per il cognome che per il nome. Quindi c’era tutto un gioco di mettere la parte più plausibile del cognome, senza avventurarsi in “eaux” o “eau” o “et” finali (anche perché la concentrazione era massima sulle prime lettere, le successive erano più difficili da ricordare, e inoltre venivano anche dette peggio), incrociando i dati con le prime lettere del nome, di solito capibile anche senza spelling (Marc, Jean Pierre e cose così).

Nel veloce gioco di mani passando da una casella all’altra (Tab e Shift+Tab) potevo dire “un istant” che sembrava che stessi comunicando con la Stazione Spaziale Internazionale, mentre in realtà stavo incrociando un Guy scritto con la “i” o con la “y” con un Pellaux.

C’era poi il caso che non fossero nel database, e allora dovevo collegarmi con il mega-database di tutti gli iscritti alla Federazione di Golf Francese, guadagnando secondi preziosi perché giustificava un’ulteriore richiesta di chiedere come fosse scritto. Lì poi le omonimie erano all’ordine del giorno, e allora il criterio dirimente era la data di nascita o il club di provenienza.

Discorso a parte meritano gli asiatici, che hanno cognomi tipo Bam, Tan e cose così, ma sono abituatissimi alla difficoltà di comunicarlo (il paradosso è che per come pronunciano loro io li capivo meglio), e anzi loro dicono prima la versione “spellata” che quella intera.

Post di qualche tempo fa, inserito adesso perché il blog era rotto

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