E così lavoro nel golf, che probabilmente è quanto di più diverso ci sia dal parco. C’è tutto un passaggio di persone ricorrenti e più o meno anziane che si dànno la mano tra loro. Nessuno di loro andrà dopo al parco, e nessuno ci è stato. Né si vendono le cose del parco, ma quasi tutta l’attività consiste nel programmare le partite e gli allenamenti sui campi, districandosi in un’infinità di codici di sconto, abbonamenti e convenzioni varie.
Questo è anche divertente, ma ancora più divertente è cogliere le sfumature di come si interagisce con le persone più o meno ricorrenti. Loro però sono gentili, perché sono ricchi, e lì si sentono teneramente al sicuro perché come sappiamo il mondo è in mano ai poveri.
Il mondo esterno entra in gioco più che abbondantemente purtroppo, se non fosse che a sua volta il golf stesso crea un suo mondo parallelo, ma in forme meno intense. Tra gli sport è tra quelli più autoreferenziali: non ha nessuna speranza di avere un pubblico pagante (la pallina non si vede), né che ci siano giocatori pagati. Anche gli sponsor sono quasi esclusivamente tecnici, cioè legati a farsi comprare da quelli che giocano.
Però questo mondo autoreferenziale si gioca lo stesso su cifre alte, a differenza di altri sport poverini in tutto e per tutto, perché mettere in piedi e mantenere dei campi costicchia, e poi perché tradizionalmente è esclusivo e chi lo alimenta è disposto a pagare, in un equilibrio forse fragile ma che si mantiene da decenni.
Post di qualche tempo fa, inserito adesso perché il blog era rotto