Cosa succede negli hotel

Niente, o quasi. Entra poca gente, si fa poco ma si hanno più responsailità perché si è da soli. Pensavo di cominciare a leggere tutto Tacito, o scrivere un libro sugli scontrini. Ero sempre in quello con il maxi-schermo davanti e mi sono visto tutti i gol possibili di calcio inglese e francese, e una gara di motocross.

In un altro vedo fondamentalmente la reception, la porta rotante di ingresso e le navette del parco, potendo quindi fare delle statistiche informali sui flussi di persone che arrivano, e sulla piccola parte di loro che entra anche nel negozio. In un altro lo stesso, e in quello in cui non sono ancora mai stato dovrebbe vedersi la piscina.

Gli hotel come luoghi sono affascinanti, e come tutte le cose visti un po’ da dentro ancora di più. Mi muovo ancora un po’ come Eddie Jemison in Ocean’s Eleven, quando deve mettere la microspia nelle linee, ma più o meno per ciascuno ho trovato dove sono i vari luoghi chiave, cioè fondamentalmente la “cafeteria”, sprovvista di una vera mensa ma dotata di vari meccanismi evoluti per la vendita e il riscaldamento automatico degli alimenti. Secondo me esiste anche un circuito di cose che avanzano al ristorante e vengono poi ridistribuite tra gli altri, ma non l’ho ancora scoperto.

Le regole di ingaggio con gli altri dipendenti dell’hotel sono che ci si saluta, forse con un pizzico di solidarietà interna nei confronti di questi signori un po’ sovrappeso e viziati che ci fanno patire le pene dell’inferno. In realtà non è proprio così, e facciamo ormai tutti parte di questo mondo.

Mi manca un po’ il parco, anche se sono lì in qualche modo come ambasciatore, perché tecnicamente, quando sono in quello con il maxi-schermo dovrei essere la persona ufficialmente del parco più lontana dal parco.

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