La gente qui

Mi permetto piccoli slanci linguistici in più nel rapporto con gli ospiti del parco, un po’ perché ci pressano super-cordialmente con il discorso della qualità (ricchi premi), un po’ perché è ora di farlo. Inoltre, stando proprio all’ingresso del parco la gente chiede molte cose e l’interazione è inevitabilmente maggiore.

Anche con i bambini, con i quali avevo sempre paura di creare un impasse linguistico in cui loro non capiscono me e in non capisco loro, va meglio. In realtà capiscono, e se non capiscono capiscono i loro genitori che quasi quasi li rimproverano per non aver detto “bonjour” al “monsieur” o il loro nome.

Tutti sono poi sempre molto gentili. Sarà per l’assenza di auto, o per gli arredi urbani a regola d’arte (a volte immagino gli ospiti norvegesi non stupirsi troppo di come è tutto ordinato e pulito). Tecnicamente, non c’è mai stato un momento di non gentilezza, quasi quasi neanche di semplice neutralità, tra noi che proviamo a esserlo, e loro che un po’ di riflesso, un po’ perché lo sono di loro e lo diventano stando lì, grazie anche ad altri riflessi di altre situazioni che vivono qui.

La piccola cosa che mi stupisce è che dopo lo spettacolo Disney Dreams! non c’è gente che impazzisce, magari urlando o piangendo. O meglio, di fronte al Castello lo fanno, ma poi – certo, con qualcosa che gli è rimasto dentro eccetera eccetera – nella strada di ritorno verso l’uscita hanno già aggiunto un contegno ordinario.

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