Nell’ultima notte a Valladolid sono stato in un ostello/pensione dove ero stato x anni prima per cercare la casa per l’Erasmus. Non era casuale la scelta dell’ostello, ma sì avere la stessa stanza. Non so se dovessi essere triste o contento, o se dovessi tracciare un bilancio, o se dovessi essere triste o contento di dover tracciare un bilancio, o se dovessi tracciare un bilancio se fossi triste o contento, ma forse più triste, perché la simbologia superava tutto il resto. Inoltre, qualunque cosa questo significhi, ricordavo la stanza molto più piccola, e avrei forse scommesso dei soldi sul ricordo che non ci fosse un lavabo, che invece c’era.
E quando l’ho detto alla signora gentile che mi ha dato la stanza, aggiungendo che però lei non me la ricordavo x anni prima, lei ha detto che era perché aspettava il ragazzino che stava ora giocando con la PlayStation nella stanza/hall. E lo stesso ragazzino è stato chiamato a tenere il pallone sul dito in una gag di Dos Perillas, uno che può permettersi di allungare il brodo in mille modi perché è un intrattenitore totale – e forse un artista -, nell’ultimo spettacolo visto, che era per caso lo stesso che vidi due anni fa sempre per caso nell’ultima visita al Teatro de Calle.