All’improvviso, Duffy

C’è questo orsetto Duffy che si è intrufolato da un annetto nel parco. Sembra provenga dal Giappone, e ha la stessa funzione scenica del cane Pucci nei Simpson, quando decidono di introdurre un personaggio nuovo per risollevare gli ascolti. Sì sa come vanno queste cose, c’è un gruppo di creativi che dice: “vediamo, un topo ce l’abbiamo, un papero pure. Un momento, manca un orso. Dài dài, mettiamo un orsetto! Or-set-to! Or-set-to!”.

E da lì è stata una carriera folgorante, guardate come quasi impalla Topolino nell’ultimo carro della parata, come se niente fosse. Senza che abbia fatto neanche un film si ritrova al secondo posto nella scala gerarchica dei personaggi, per di più nel carro che dovrebbe celebrare i 20 anni e quindi puntare sui classici, mentre lui c’è sì e no da un anno.

Io e Mademoiselle Cendrillon lo odiamo abbastanza, e a volte lo mettiamo di spalle negli scaffali, alcuni ormai completamente invasi. Lei ha provato anche a strangolarne uno, ma aveva la testa che si girava (evidentemente prevedono che quella sia una delle reazioni).

Per il resto, ultimissimi giri prima del ritorno, e ultimissime cose burocratiche come il celebre taglio del tesserino. C’è un po’ di malinconia nel salutare i colleghi. A volte mi sembra di intravedere un pizzico di malinconia “a specchio” da parte di chi resta, proprio nell’esatto momento del saluto, quasi come se tu te ne andassi a riposare, e loro vorrebbero tanto prendersi qualche giorno a casa. Più che altro è anche lasciare questo posto incredibile, che poi uno si abitua e se ne renderà conto bene al ritorno, ai primi clacson.

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