Orari

C’è una cosa bella qui che è la certezza degli orari. Non si lavora mai un minuto di più, né un minuto di meno, e ci puoi programmare una vita attorno. L’unico problema è che gli orari certi diventano uno stress, proprio per la loro certezza, perché il tuo autobus che passerà è quello e solo quello, e lo devi assolutamente prendere, poi magari quello dopo è dopo un’ora.

Questa è una piccola perversione che deriva dall’idea di fare le residenze così lontane. Non conosco bene la loro storia, ma probabilmente l’idea era appoggiarle alle uniche cose simili a centri abitati che c’erano all’epoca, o magari anche le residenze stesse esistevano già per qualche ragione. Questo però significa essere appunto un po’ abbandonati in balia di questi normali autobus di linea che hanno sì orari un po’ adattati (fino a notte tardi), però non sono esattamente una monorotaia automatica che parte ogni 10 minuti e ti porta al parco in 5 minuti.

Come però non si lavora di più in uscita, c’è un tacito accordo (beh no, anche scritto) per arrivare in orario. Non so bene cosa succeda se si arrivi in ritardo, perché per fortuna non mi è mai successo (ma certe corse a volte). Probabilmente niente la prima volta, e via a scalare fino all’occhiata di rimprovero in francese, che è forse la cosa peggiore che possa capitare.

Tutto deve andare liscio, per uscire di casa, per arrivare, per passare il badge (qui dicono “badger”) a quell’esatto minuto in cui devi cominciare o andare via, e per prendere l’altro autobus. Anche per andare a fare la spesa sei sempre schiavo dell’autobus, ed è un continuo incastro di orari da studiare il giorno prima, o anche con maggiore anticipo. Tutto ciò ovviamente mi piace, per carità, ma stai sempre con l’idea del non poterti rilassare completamente per paura di fare tardi, un po’ come il disturbo potenziale delle chat accese, o del telefono aperto.

Questo si somma agli stress naturali e mi ha portato a crollare per 3 ore di sonno ieri, dopo aver concluso l’ultimo giorno di lavoro, quando invece volevo fare un riposino di 15 minuti. Ci si porta dietro una stanchezza che a volte non ci si rende bene conto, i primi giorni si fanno sogni strani, di persone mischiate di parco e non parco, ma io li faccio pure in tempi di non lavoro come avvicinamento al parco, nel senso che provo a entrare e per qualche ragione non riesco mai, o comunque è sempre un parco diverso da come è davvero.

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