La rivincita dei nerd

Lavoro in un posto strano, dove poter dare risposta alla domanda: chi mai potrà comprare quella roba? All’inizio mi ero figurato che ci fossero solo cose di lusso, pochissime cose, e avevo paura che ci venissero principi e sultani, oppure Ibrahimovic. Che poi se venisse Verratti gli direi “ué, compa’”, ma l’idea che si presenti Ibrahimovic mi spaventa ancora, perché ho idea che non sia tanto simpatico.

In realtà non c’è solo il lusso, ma anche una vasta gamma di altri oggetti che sforano abbastanza nel souvenir (che pare si dica souvenir qui, ma non sono sicuro), e qui siamo pericolosamente in zona Natale. Il filo conduttore è un po’ il kitsch, ma il punto è che si presenta spesso quella categoria umana sempre interessante che sono i collezionisti.

Comprano “figurine”, in pratica pupazzi in varie scene e atteggiamenti, che possono essere anche molto costosi. Arrivano tipicamente (?) la mattina presto, e a botta sicura vanno sulla composizione che fa al caso loro, magari vista su qualche catalogo online.

Poi c’è il mondo delle spillette, che è un universo sconfinato di collezioni, serie limitate, uscite periodiche, edizioni speciali e scambi. Oggi ho detto per scherzo a un bambino che l’ultima in edizionissima limitatatissima di Stich sul treno era già prenotata (“lei vuole morire, monsieur”, mi ha detto la madre). Ma bambini a parte, e in effetti quello era l’unico, vengono almeno un paio di persone al giorno più attempate, che senza scomodare la sindrome del nostro amico Peter Pan affrontano la questione da adulti.

Voce pacata da serial killer, senza la fretta di chi vuole anche visitare il parco, anche in questo caso sanno quello che vogliono, e pagano con carte di platino (i collezionisti sono ricchissimi). Mi aspetto che comprino le spillette e poi se ne vadano a casa, senza fare neanche Pirati dei Caraibi, ma i collezionisti trovano nel luogo in cui si alimenta la loro raccolta la loro dimensione. Oppure sanno qualcosa che non sappiamo, tipo che tra vent’anni diventeranno ricchissimi su eBay. Intanto però spendono un sacco di soldi.

Insomma, il bello è che si tocca un po’ con mano quella parte di parco vissuta da alcuni al 100%, cosa che negli Stati Uniti è molto più presente anche come idea di crearci attorno una narrazione, e di affidarsi alla storia che il parco vuole creare, riconoscendola come vera, storiograficamente valida, o comunque valida all’interno di quel sistema chiuso e potenzialmente onnicomprensivo che è il parco. Anche perché come storia tout-court stanno un po’ scarsetti, ma l’estremo opposto è vivere nell’eterno ricordo ed esaltazione del passato coma facciamo noi. Questo però inizia a essere un altro discorso.

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