Parate

Non mi ero mai filato più di tanto le parate. Viste con la coda dell’occhio ogni tanto, più che altro erano sempre state l’occasione di approfittare della minor fila per fare le attrazioni. Avevo giusto rivisto un po’ meglio ad Halloween quella diurna, perché la voleva vedere l’amica appassionata di parchi.

Solo che vedendomele passare vicino praticamente tutti i giorni, e qualche volta molto vicino, ho iniziato ad apprezzarle di più. Alcuni dettagli: molti personaggi sono legati, per evitare il rischio che cadano. La musica non esce dai carri, ma arriva dagli altoparlanti sulla strada, a seconda di dove sono i carri (quindi: coordinamento). Nessun personaggio si ripete. Ogni tanto si può sentire una specie di “ponte” musicale più generico, che credo serva a intervallare meglio le sequenze.

Tutto questo implica che ci sono dei punti migliori in cui mettersi. Direi molto a spanne di evitare le curve, ma preferire i tratti lunghi. Forse il punto migliore in assoluto è il panorama alla stazione del treno, ma si perdono eventuali interazioni con i personaggi che camminano fuori dai carri. Di questi, il numero unissimo è il Cappellaio Matto.

Il mio carro preferito è indubbiamente quello di Peter Pan/Mary Poppins, soprattutto per la parte di Mary Poppins. Più che altro, mi piacciono le canzoni, l’idea dei cavalli a dondolo e come si muove il tipo che fa Bert, che cerca di imitare le pose anche facciali di Dick Van Dyke, che peraltro è ancora vivo.

Poi vabbe’, a Natale ci sono due personaggi in più, il carro di Babbo Natale e di un certo improbabile personaggio nuovo, che si chiama Orsetto Duffy (“ciao Roy”).

C’erano anche dei piccoli dibattiti al lavoro, su quali fossero le sequenze preferite. Allora ho pensato che per quelli che stanno lì sempre, e dopo un po’ davvero si stufano, noi temporanei serviamo anche per rilanciare un po’ l’entusiasmo su cose tipo questa, che loro rivivono un po’ come fosse la prima volta.

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