Andiamo a lavorar

[singlepic id=72 w=240 h=180 float=left]Ho capito di essere malato quando dopo aver finito di lavorare sono rimasto altre due ore dentro, da visitatore.

Andando con ordine, altra giornata di passaggi burocratici, ma sempre più snelli e con sempre meno persone. Ufficio per il pass, ufficio sorrisi, ufficio riuscire ad aprire l’armadietto, guardaroba. No, non c’è un ufficio sorrisi, ma il finto armadietto per farci allenare sì.

Il guardaroba è da pensare come un gigantesco supermercato di vestiti, ma più grande di qualsiasi supermercato mai visto. Tutto quello che si prende viene registrato elettronicamente, poi ci si cambia e via. Il primo impatto è abbastanza surreale, decine e decine di persone vestite in tutti i modi possibili, ma ancora in un contesto “umano”. Un po’ come in The Truman Show, quando lo cercano che era scappato.

Cosa c’è dietro quelle porte cast member only? Cose, varie e molte cose. Non mi aspettavo addirittura delle linee di autobus interne, o forse si dovrebbe dire esterne. Grandi spazi e tutto un passaggio di persone, personaggi e mezzi. A proposito, pare sia vietatissimo fotografare nel backstage i personaggi, che nell’immaginario collettivo sono il lavoro più diffuso, mentre in realtà sono una piccolissima parte di tutti i cast member.

Il mondo parallelo continua con dei servizi per noi, come ad esempio delle mense dove si paga (poco) con il tesserino, precedentemente caricato. Ma dove vanno a mangiare quelli che fanno da mangiare a noi? In altre mense con altri che fanno da mangiare a loro? E chi fa da mangiare a questi? E così all’infinito.

Sto in una specie di negozio di Main Street, ma poi dirò meglio. Ogni negozio è una piccola comunità a sé. Se dopo la porta cast member only si perde un po’ (un bel po’) di cura architettonica dei dettagli, non si perde lo spirito allegro e divertente, ma magari incontri un pirata che fuma una sigaretta, o uno di Space Mountain che chiacchiera con uno della sicurezza.

Nel negozio si apprezza l’organizzazione a un livello più microscopico, ma comunque inserito in un sistema più complesso. Diciamo che la vendita è una minima parte di tutte le attività, cosa che probabilmente vale per tutti i negozi. Poi c’è uno spirito molto democratico, magari ti ritrovi a gonfiare palloncini (c’è una stanza per gonfiare palloncini) con quella che pensavi fosse la tua capa, e così via. Sui palloncini ho almeno tre gag da fare, ma non mi è ancora capitato di trasportarli in pubblico.

Come si diceva, dopo aver finito un paio d’ore nei parchi – un po’ in tilt con le code per via del sabato – entrando da porte segrete.

Attrazioni fatte: Stich Live; Rock’n’Roller Coaster; Phantom Manor.

La chicca del giorno: su “it’s a small world” la fila più a destra è sempre la più vuota.

[nggallery id=4]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *